In ambito cinofilo sono molto numerosi i metodi, tra quelli studiati e quelli più “improvvisati”, che vengono utilizzati per impartire comandi al cane. Essendoci ancora molta confusione a riguardo, focalizziamoci sui filoni più importanti che hanno lasciato il segno nella cinofilia italiana partendo in ordine cronologico.
Il metodo tradizionale
è chiamato così in quanto fino ad una ventina di anni fa era l’unico conosciuto ed utilizzato in cinofilia, questo ne fa quindi il metodo più longevo. Consiste in tre criteri fondamentali: ripetizione del comando/azione che vogliamo svolga il cane, gratificazione - che avviene tramite gioco, lodi o cibo - e punizione attraverso il “no” vocale o la coercizione fisica.
Caratterizzanti di questo metodo sono i tipi di strumenti utilizzati per la punizione fisica del cane, che avveniva - e purtroppo in alcuni casi avviene tutt’oggi - tramite il collare a scorrimento (o anche detto “a strozzo”), elettrico o con le punte rivolte verso l’interno.
Piero Scanziani (uno dei più importanti cinofili italiani dello scorso secolo e sostenitore di tale metodo) afferma che [1]:
I motivi per cui ho inserito questa citazione di Scanziani sono due:
Spesso - e purtroppo - si continuano a leggere articoli che fanno erroneamente pensare agli addestratori come coloro che maltrattano il cane durante tutto il processo di addestramento. In realtà, come riportato sopra, l’addestratore professionista sa che la coercizione fisica va utilizzata solo in determinati momenti ed assolutamente senza esagerare nell’intensità; qualora invece ci fosse qualcuno che, durante il suo lavoro, fa soffrire il cane per tutta la durata dell’addestramento, questa persona non può definirsi professionista, ed anzi va assolutamente segnalata per il suo atteggiamento incomprensibilmente violento;
Scanziani scrive che la coercizione non deve essere né eccessiva, né insufficiente; ergo: il cane deve sentire dolore - in modo da fare l’associazione di cui abbiamo parlato -, ma non troppo dolore da arrecargli danni fisici. Eppure sono molti gli studi scientifici che dimostrano quanto, l’utilizzo di collari coercitivi - soprattutto in mano di proprietari o “addestratori” inesperti - a lungo andare provoca al cane dei danni fisici e psichici rilevanti. [2] [3] [4]
Il metodo Gentilista
Con il passare degli anni studi scientifici ed etologici hanno riconosciuto sempre di più gli effetti collaterali della punizione positiva: comincia così a prendere piede l’espressione “metodo gentilista” per separare coloro che continuano a usare gli strumenti coercitivi da chi, invece, li evita categoricamente. [5]
È difficile indicare una data precisa che segna l’avvento di questo metodo, sappiamo comunque che in Italia esso è arrivato negli anni ’90 grazie alle influenze culturali provenienti dal nord Europa: alla base ci sono gli studi sul condizionamento classico del fisiologo russo Ivan Pavlov, e quelli sull’apprendimento operante dello psicologo statunitense Frederic Skinner. [6]
Il metodo gentile consiste nel condizionamento classico tramite il rinforzo positivo: la tendenza è quella di gratificare il cane con cibo, gioco o lodi, per fare in modo che acquisisca il comportamento che noi vogliamo. Questo metodo esclude totalmente la punizione, ignorando quindi i comportamenti scorretti del cane.
Clicker Training
Uno strumento che spesso può accompagnare il cosiddetto “metodo gentile” è il clicker, proveniente dal metodo di addestramento Clicker Training [7] fondato dall’autrice americana Karen Pryor, specializzata in psicologia comportamentale animale. Tale strumento emette un suono metallico ogni volta che viene premuto dall’istruttore: solitamente questo avviene in concomitanza con il comportamento positivo del cane, in modo da associare il suono al cibo (o ad altri premi) e, quindi, rinforzare quel determinato comportamento.
Nel frattempo sono sempre di più le famiglie che al loro interno comprendono almeno un cane e che viene trattato a tutti gli effetti come membro integrante. Nasce così la necessità non più di addestrare il cane a un lavoro - vedendo venir meno anche il cliker training, in quanto utile per determinati lavori/esercizi specifici - ma di educarlo alla corretta integrazione familiare e urbana.
Dog Training Relazionale
Il metodo educativo utilizzato al Centro Cinofilo Sweet Dog è il Dog Training Relazionale [8], che come il nome suggerisce, ha alla base la relazione che si andrà correttamente ad instaurare tra il proprietario e il suo cane. Il fine è quello di permettere a quest’ultimo di imparare come comportarsi nel nostro contesto sociale, mentre noi rispetteremo sempre le sue esigenze etologiche.
Può essere definito un metodo gentile, in quanto non prevede l’utilizzo di nessuno strumento coercitivo, ma al contrario dei classici metodi gentili, il Dog Training Relazionale non fa uso sistematico del condizionamento e i comportamenti scorretti del cane possono essere corretti con una disapprovazione come il “no”, anziché essere ignorati.
Il compito dell'educatore è quello di "mediatore" tra il proprietario e il suo compagno a quattro zampe, insegnando la giusta gestione e lettura della comunicazione del cane, e allo stesso tempo, comandi ed esperienze utili per quest'ultimo.
È dal Dog Training Relazionale che si sono diramate altre filosofie - molto conosciute in Italia - per educare il cane.
Nell’educazione, come in qualsiasi altro caso, è sempre meglio prevenire che curare. Infatti il percorso si può cominciare già a 2 mesi di età del cucciolo, proprio per evitare l’insorgere di problematiche, che a seconda dell’intensità possono essere risolte sia in un programma di educazione o - in casi più “gravi” - di rieducazione.
Rieducazione.
Il percorso di rieducazione comportamentale viene svolto da un educatore cinofilo con esperienza pluriennale specializzato in materia. Questo percorso è rivolto a cani che, per cause non riconducibili a patologie organiche in atto, presentano gravi disagi comportamentali influenti sia sulla qualità della loro vita che del contesto in cui sono inseriti. Parliamo quindi di casi più o meno gravi di aggressività, fobie, ansie, ecc…
Nel caso in cui fosse indispensabile un approccio medico, in questo caso può essere consultato anche il veterinario comportamentalista, il quale valuterà gli aspetti clinici correlati al comportamento del cane formulando la terapia farmacologica più adeguata. [9]
Addestramento.
Ho lasciato per ultima la terminologia “addestramento” in quanto è la più usata per intendere un qualsiasi percorso da svolgere con il cane, ma avendo visto quante attività diverse sono nate in ambito cinofilo, è bene cominciare a fare le dovute distinzioni! In particolare c’è molta confusione quando, parlando di addestramento, si pensa subito all’uso di metodi coercitivi. Questo deriva dal fatto che per molti anni come tecnica di addestramento c’era solo il metodo tradizionale - di cui abbiamo parlato prima- ed essa veniva usata per l’unica attività che una volta si svolgeva assieme al cane: il lavoro.
Oggi non è più così, sia per le varie tecniche di educazione e addestramento che sono sopraggiunte, sia per quanto riguarda l’evoluzione che ha avuto la nostra concezione del ruolo del cane; di conseguenza vi è sempre meno la richiesta ad addestrare un cane per una determinata funzione, mentre è aumentato il desiderio di avere un cane educato, che sappia rispondere ai comandi ed essere inserito correttamente nel nucleo familiare.
Cos’è, quindi, l’addestramento? Quando parliamo di un percorso di addestramento, si intende insegnare al cane comportamenti finalizzati all’apprendimento in uno specifico lavoro: difesa, caccia, ricerca e soccorso, o attività sportive come agility, obbedience, e molte altre ancora.
Abbiamo visto che la cinofilia si è alquanto evoluta (anche se la strada è ancora tanta da fare); non c’è più un’unica tecnica di addestramento e pertanto, quando andate in un centro cinofilo, o vi rivolgete ad un educatore o addestratore, chiedete sempre il metodo utilizzato per capire se è la strada più adatta a voi.
- Sharon.
Fonti: [1] "Il cane utile: trattato di addestramento per tutte le razze e tutti gli usi", P. Scanziani - 1951 [2] Severe brain damage after punitive training technique with a choke chain collar in a German shepherd dog. - K. Grohmann et all. 2013 [3] The effects of using aversive training methods in dogs. - Gal Ziv. 2017 [4] Do aversive-based training methods actually compromise dog welfare? - J. G. Fernandes et all. 2017 [5] Il metodo gentile [6] Apprendimento tra Pavlov e Skinner [7] Clicker Training [8] Dog Training Relazionale [9] Specialista nella rieducazione comportamentale del cane
Libri: - Medicina comportamentale del cane, del gatto e di nuovi animali da compagania R. Colangeli. S. Giussani - 2004
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